di MASSIMO DI CENTA

Finisce dopo 10 giornate l’avventura di Sante Bernardo sulla panchina del Rive d’Arcano Flaibano. Decisiva , probabilmente, la sconfitta di domenica scorsa in casa dell’Unione Basso Friuli. Il bilancio della squadra non è in linea con quelle che erano le ambizioni di inizio stagione: cinque vittorie, tre pareggi e due sconfitte significano un sesto posto in classifica che al momento non garantirebbe neanche l’ingresso nei play off.
Al tecnico abbiamo chiesto se quest’esonero fosse in qualche modo nell’aria.
«Devo dire che per me è stato un fulmine a ciel sereno – replica -. Che la squadra stesse vivendo un momento di difficoltà mi pare evidente, ma mi ha profondamente amareggiato il modo in cui è maturata la decisione».
Spiegaci meglio.
«La scorsa settimana ero a casa col Covid e non ho potuto seguire gli allenamenti, programmati comunque assieme al mio secondo Daniele Visintin. Domenica, quindi, non ero nemmeno in panchina. Mi sarei aspettato un pochino più di rispetto, in un momento per me davvero particolare».
Ma cosa non ha funzionato in queste dieci giornate?
«È chiaro che la causa e le responsabilità siano molteplici. Però, con molta onestà, io credo che i tanti infortuni ci abbiano penalizzato in maniera davvero pesante. Abbiamo avuto fuori giocatori del calibro di Colavetta (perno difensivo), Granieri, Petris e con Nardi a singhiozzo. Un uomo per reparto e tutti elementi importanti. A centro campo ho fatto giocare ragazzi giovanissimi: Bearzot, Grizzo e Foschia sono stati bravissimi, ma è evidente che in termini di esperienza abbiamo pagato qualcosa. In accordo col direttore sportivo avevamo già individuato i profili giusti per il mercato di dicembre, gente che ci potesse garantire soluzioni e aggiungere valore».
Ma eri soddisfatto della squadra che ti aveano allestito?
«Di quelli che avevo chiesto è arrivato solo Kabine, ma non mi potevo lamentare della rosa a disposizione».
E tu senti di aver fatto qualche sbaglio, magari errori di valutazione?
«Ripeto, quando le cose non vanno bene le responsabilità vanno condivise. Per quanto mi riguarda, avrò qualche colpa, ci mancherebbe. Forse ho pagato il fatto di non essermi fatto influenzare da alcune situazioni all’interno della società».
Ma questo Rive può ancora aspirare alla promozione?
«Questa squadra deve arrivare prima! Punto. Ha un organico all’altezza, soprattutto quando rientreranno gli assenti. Di certo per me resterà motivo d’orgoglio il fatto di averla potuta allenare».
Ci dicevi che c’è un’altra cosa che vorresti cancellare in questo tuo inizio di stagione.
«Sì, la mia esultanza quando abbiamo pareggiato a Tolmezzo nel finale: in Carnia ho tanti amici e di quell’ambiente ho un ricordo bellissimo. C’era tensione quel giorno, tutto qua, e la mia non era un’esultanza polemica».
E ora che farà Sante Bernardo?
«Andrò a vedere partite, continuerò ad aggiornarmi e se si dovesse presentare l’occasione di una nuova panchina, ora che il regolamento lo consente, accetterò. A patto che chi mi cerca abbia le mie stesse motivazioni, la mia stessa voglia di vincere e di fare le cose per bene».