Simone Butti, 19 anni il prossimo ottobre, è arrivato al Cjarlins nel mercato invernale: a volerlo è stato Nicola Princivalli (anche lui arrivato a fine gennaio alla corte del presidente Zanutta) che lo aveva avuto nella Beretti della Triestina ed evidentemente ne aveva intravisto le potenzialità, E probabilmente è stato proprio il tecnico che lo ha consigliato di andare in serie D a farsi le ossa. Simone, comunque, può già vantare un’apparizione nel calcio professionistico, quando l’allora allenatore alabardato Carmine Gautieri lo fece esordire in prima squadra nel match interno contro la Fermana.

Il ragazzo ha iniziato a giocare a calcio prima ancora di andare a scuola: nonno Giusto, che a quei tempi allenava il Sant’Andrea, una formazione triestina, se lo portava al campo, gli dava un pallone e lui passava ore al muretto, strumento utilissimo per affinare le capacità tecniche. Al Sant’Andrea è rimasto fino ai “Giovanissimi”, prima di approdare agli “allievi” della Triestina, poi la formazione “Beretti” e nfine le convocazioni in prima squadra.

È il classico attaccante moderno che sa abbinare ad una tecnica individuale di buon spessore la velocità e la capacità di saltare l’uomo. Un fisico ben strutturato (settanta chili distribuiti n 184 centimetri) ma che ha ancora bisogno di mettere su un po' di massa muscolare, per migliorare la capacità di proteggere palla, una dote che si richiede alle punte centrali anche per favorire lo snodo offensivo della manovra della squadra. Molto bene il gioco aereo, mentre qualcosina è da ottimizzare nell’uso del piede sinistro, non ancora sensibile come il destro. Aveva iniziato come esterno, fu Massimiliano Samsa, un tecnico delle giovanili del Sant’Andrea a “scoprirlo” come punta centrale, ma comunque ha le caratteristiche per ricoprire qualsiasi ruolo d’attacco.

La sua passione per il calcio ha origini in famiglia: detto di nonno Giusto, Simone ci tiene a sottolineare anche la disponibilità di papà Stefano, che lo ha sempre seguito, fin da bambino, dispensando anche buoni consigli, visto il passato di calciatore di buon livello. Mamma Elena, invece, non ama vederlo dal vivo: troppo apprensiva. Preferisce vedere le dirette Facebook delle partite in cui è impegnato il figlio, per non avere l’effetto live degli scontri di gioco … Simone, poi, da ragazzo sensibile, ha tenuto a precisare anche l’impegno di Ivo, nuovo compagno della mamma, che spesso lo ha accompagnato ad allenamenti e partite

Tornando alla sua carriera, ha voluto chiarire che la  decisone di scendere in serie D,  non è stata vissuta come un declassamento , ma l’occasione giusta per giocare con più continuità. Un’avventura, quella a Carlino, che Simone sta vivendo con grande maturità: ha sottolineato che tra C e D non ci sono grandi differenze, a parte l’intensità agonistica. Si dice soddisfatto dell’ambiente e ha parole di elogio per il presidente Zanutta, definito persona molta determinata, pretenziosa ma sempre vicino in prima persona alle vicende della squadra.

I suoi idoli? Del Piero (per assecondare la sua passione juventina) e Mbappé, del quale apprezza la velocità e la tecnica e prende come attaccante di riferimento.

In attesa di capire se fare il calciatore diventerà la sua professione sta studiando presso l’Istituto Nautico di Trieste, ma confessa che probabilmente non indirizzerà il suo percorso lavorativo verso quella direzione, preferendo iscriversi all’ISEF, con un occhio particolare verso la fisioterapia. Se poi col calcio dovesse andargli bene, beh, allora saranno gli altri a preparare e curare i suoi muscoli …