di MASSIMO DI CENTA

“Nomen omen” dicevano i latini, a significare che spesso nel nome di una persona era in qualche modo tracciato il suo destino. Chissà se questo è il caso di Francesco Bravo, laterale del Trivignano, 18 anni compiuti lo scorso gennaio. A sentire le segnalazioni e gli apprezzamenti che il ragazzo sta raccogliendo sembrerebbe proprio di sì. Francesco è uno che ha bruciato le tappe, nel senso che ha iniziato tardi a giocare a pallone. La sua prima grande passione è stata l’atletica, nella quale ha ottenuto discreti risultati nei 200 e 1000 metri: l’ha praticata fino a tredici anni, quando poi ha deciso di mollare per vedute diverse coi suoi allenatori. È stato allora che ha deciso di provare col calcio. In realtà partecipava spesso a partitelle con gli amici, ma il primo vero e proprio tesseramento è arrivato appunto a 13 anni, quando ha partecipato con l’Esperia 97 al campionato Giovanissimi. Lì è rimasto due anni, prima del passaggio al Cjarlins Muzane, l’anno del Covid: con la società arancione ha potuto solo prendere parte ad un torneo estivo. Successivamente, ecco il Lavarian Morteano, squadra del suo paese, nel campionato d Promozione. L’esperienza non si è però rivelata molto positiva: a suo dire, la società non teneva i giovani in grande considerazione e così Francesco a metà febbraio decise di non andare più al campo. Quando è arrivata la proposta del Trivignano, quindi, non ci ha pensato un attimo e al momento si dice molto soddisfatto di come stiano andando le cose coi bianconeri. Si trova bene con la dirigenza (che crede molto nei giovani), il mister, i compagni più esperti sempre pronti a dare suggerimenti e più in generale con un ambiente che ha voglia di rinverdire i fasti di un passato davvero importante. I primi allenatori che ricorda con molto piacere sono Massimo Vidussi e Francesco Pravisani, che ha avuto modo di conoscere ai tempi dell’Esperia 97 e che lo hanno aiutato nel percorso di crescita calcistica. Con l’attuale tecnico del Trivignano Ermanno Sinigaglia ha un rapporto molto profondo, basato sulla fiducia ed il rispetto reciproco: il mister è molto esigente ma in fondo il ragazzo ha bisogno di questo, di qualcuno che lo stimoli e lo sproni a dare il massimo. Francesco gioca sulla fascia e riesce ad interpretare molto bene le due fasi, così come vogliono i dettami del ruolo nel calcio moderno. Il bagaglio che si è costruito negli anni dell’atletica gli torna ora molto utile, in quanto è in grado di sfruttare la corsa senza patire impacci. Ha una buona tecnica e calcia con entrambi i piedi, anche se il sinistro è da migliorare, così come il colpo di testa, non propriamente agevolato dai suoi 172 centimetri di altezza. In famiglia non si perdono una sola sua partita: papà Davide, mamma Nadia e il fratello Lorenzo sono sempre presenti alle sue partite. Vive il calcio in maniera coinvolgente, ma non ha mai pensato se possa esserci un futuro a livelli più alti. Più chiare invece le idee su quello che sarà il domani nella vita: intanto, a luglio, lo attendono gli esami di maturità (frequenta il quinto anno di Ipsia a Codroipo) poi dovrà decidere se approfondire gli studi con corsi specifici o trovarsi un lavoro.