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Fanno discutere il mondo del calcio, inteso nella sua globalità, le parole di Marcelo Bielsa, commissario tecnico della Nazionale dell’Uruguay. Al termine della partita vinta dalla Celeste sul Brasile, in Coppa America, l’allenatore argentino, mai banale nelle sue esternazioni, ha tracciato la sua personale visione del calcio, definendolo “sempre meno attrattivo”.
“Sempre più persone guardano il calcio, ma sta diventando sempre meno attraente perché non è privilegiato ciò che ha reso questo gioco il primo gioco al mondo. Alla fine, quel processo viene interrotto: se lasci che molte persone lo vedano, ma non ti assicuri che ciò che vedi sia piacevole, ciò favorisce il business perché il business è che molte persone lo vedano, ma a che prezzo? Essenzialmente, il calcio è di proprietà del popolo - ha aggiunto - Perché i poveri hanno poche possibilità di accedere alla felicità, visto che non hanno i soldi per comprare la felicità. Quindi il calcio, essendo gratuito, di origine popolare, è una delle poche cose che i poveri hanno, ma ormai non ce l'hanno più”.
E la chiusura del suo discorso è stata clamorosa: “"Col tempo, i giocatori che meritano di essere guardati saranno di meno e il gioco sarà meno bello da vedere, e questo aumento artificiale degli spettatori finirà. La bellezza di questo sport risiede nella sua spontaneità, nel talento genuino dei calciatori e nella passione dei tifosi. Ma se questi elementi vengono sacrificati sull’altare del profitto, le partite rischiano di diventare un mero spettacolo privo di anima. Il calcio non è solo i cinque minuti di highlights, è molto di più. È un’espressione culturale, una forma di identificazione”.
In primis è necessaria una precisazione: Bielsa parla del gioco del calcio, riferendosi però soprattutto al futbol sudamericano, in risposta a delle sollecitazioni che gli sono state fatte da giornalisti, che gli chiedevano un commento sull’eliminazione, con conseguente delusione generale, del Brasile. I verde-oro non vincono un mondiale dal 2002 (sconfissero la Germania per 2-0 con doppietta di Ronaldo) e vinsero l’ultima Copa America nel 2019, al Maracanà, contro il Perù. Mentre nell’edizione successiva fu l’Argentina di Leo Messi che espugnò il tempio del calcio brasiliano nel 2021, con una rete di Angel Di Maria.
Proprio in Sud America, il calcio è una religione forse ancor di più che in Europa e nelle altre parti del mondo. E il presunto depauperamento di quello che, almeno fino a oggi, è apparso come un vivaio inesauribile di nuovi talenti, quasi tutti emigrati in Europa, per lauti ingaggi, rappresenta l’elemento basilare per comprendere il Bielsa pensiero.
In secundis e più in generale, il nucleo del discorso è il calcio iper professionistico, super reclamizzato, costantemente sotto i riflettori, a macinare soldi e un volume d’affari sempre più ingente. Sotto questo aspetto, è evidente la distonia, è chiaro il moto di allontanamento, è inevitabile la netta separazione tra i praticanti dilettanti e semi-professionisti e il dorato mondo della serie A e delle Coppe Europee.
Già si riesce a distinguere con facilità la differenza di trattamento tra serie C e D e serie A: per un calciatore, soprattutto se giovane, il salto è enorme.
Figurarsi tra serie A e Champions League: c’è un abisso tra i due livelli di competizione.
L’esperienza di CalcioFVGLive, soprattutto attraverso le quasi duecento telecronache dei campionati dilettantistici FVG prima e del campionato carnico 2024 in questo periodo estivo dimostra che il mondo “balonéro” (cit. Giorgio Brandolin, presidente CONI FVG) è distante dalle considerazioni di Marcelo Bielsa. Tribune quasi sempre piene, anche per le gare non di cartello, tanta gente nei chioschi e nei ritrovi pre e post partita. Un’attività organizzativa importante da parte delle società, che (almeno per il momento) non dimostra di soffrire le imposizioni regolamentari e legali richieste dalla riforma del lavoro sportivo. E neppure gli adeguamenti giuridici e statutari delle associazioni sembrano aver scalfito la passione e la determinazione di tutti di andare avanti.
Tutto ciò è positivo. E anche la recente partecipazione alla Europeada della Selezion dal Friûl, campione alla prima partecipazione, e delle Žile, gli Slovenci v Italiji, con il loro seguito di pubblico e di interesse, ha certificato che la base del movimento sul territorio è sempre frizzante.