di PUGACCIO

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Abbiamo incontrato il professor Maurizio Zuppi, staranzanese, classe 1960, professore di educazione fisica e icona dello sport "bisiàc".

È stata una conversazione a tuttotondo e molto piacevole con un uomo di sport e valori ("alla vecchia", come si suol dire) in cui le esperienze dello "spietato" professionista (principalmente del basket ma, anche, con parentesi calcistiche) e del puro agonista si fondono e coniugano armoniosamente con quelle dell'educatore di ginnastica in ambito scolastico.

Allora, professor Zuppi, ci racconti un po' di lei.

Sono nato a Staranzano e finito il liceo scientifico di Monfalcone ho scelto di fare l'Istituto superiore di educazione fisica - Isef a Padova per la passione per le discipline sportive - ho praticato la pallacanestro e il baseball - e il merito di un mio cugino che mi aveva preceduto in questa esperienza. Durante la frequenza all'Istituto ho cominciato ad allenare la Mobili Airone, che era la società di minibasket di Largo Isonzo a Monfalcone. Poi sono passato alla Fincantieri per seguire le "giovanili". Da subito sono stato fortunato nel ricoprire incarichi di "primo allenatore" . A ventiquattro anni ero già il trainer della squadra femminile (serie C e poi B) con successivo incarico in quella maschile e sempre con grandi soddisfazioni. Passando per Cividale e Cormòns sono, infine, approdato a Corno di Rosazzo. Qui, con la Calligaris, ho sfiorato la promozione in serie A2 maschile perdendo, però, con Mantova.

Maurizio Zuppi all'Isef di Padova
Il giovane professor Zuppi e una delle sue campestri organizzate (Grado)

E ora che fa?

Oltre alla mia principale attività di professore alla scuola secondaria di primo grado di Pieris in San Canzian d'Isonzo (dopo quella di Fossalon e Grado) collaboro con varie società cestistiche per il settore giovanile e faccio il commentatore tecnico, seguendo le dirette televisive dell'United Eagles Basketball Cividale.

Una riflessione sulla scuola e su come è cambiato l'insegnamento dell'educazione fisica post pandemia.

L'ondata di Covid-19 ha segnato profondamente tutta la società. Di conseguenza anche la mia materia ne ha subito l'impatto, atteso che era praticamente impossibile da riconvertire in didattica a distanza. Passare da "100 a 0", in poco o nulla, è stato drammatico per uno come me impegnato in palestra a scuola e ad allenare. Nonostante questa situazione surreale l'occasione è stata comunque proficua per conoscere e approfondire l'uso dei media. È chiaro che l'assenza di contatti umani, fulcro della mia attività, è stata impattante e con essa l'impossibilità di portare avanti i molteplici progetti (pallavolo, basket, atletica, sci, orienteering...) che coinvolgono i "miei" studenti e allievi, soprattutto nel confronto con le altre scuole (campionati studenteschi). Progetti che all'attualità ho ripreso con vigore e nuovi stimoli. Infine. I due anni di evento pandemico hanno sicuramente cambiato i ragazzi dal punto di vista psicomotorio e formativo. Non è plausibile assestarsi sul concetto de "i ragazzi sono cambiati. Punto". Compito dell'educatore (e dell'operatore di settore scolastico sui generis) è, quindi, essere presente e captare la radicale modificazione in corso, adattandosi al cambiamento e proponendo alle nuove generazioni moduli didattici ridefiniti. Ciò conservando la bontà del rapporto didattico e di quello universalmente umano.

Squadra scolastica di atletica, 1a classificata

Storicamente il professore di ginnastica è in posizione baricentrica o "privilegiata" tra genitori e istituzione scolastica. È la figura che, avendo contatti con molte famiglie anche in ambito extrascolastico, intercetta, forse più di altri, i bisogni dei ragazzi. Il suo pensiero a riguardo?

La mia esperienza alle "Medie" pierissine, scuola "intimamente" di paese e con molteplici contatti con la ricca realtà sportiva locale, mi ha permesso, negli anni, di calibrare una educazione fisica a misura degli studenti stimolandoli con continue, varie e nuove attività e con un rapporto di collaborazione e condivisione con i genitori, sempre prodighi a dare consigli e supporto. È anche evidente che la mia materia di insegnamento è particolare rispetto a tutte le altre per cui molte volte anche il rapporto umano con gli studenti diventa più confidenziale permettendo di intercettare anche le difficoltà nel percorso di crescita e maturazione personale riuscendo così a plasmare modelli educativi ricalibrati a queste necessità condividendo il percorso con gli altri colleghi con cui, da sempre, ho avuto un ottimo rapporto professionale e umano.

Giochi studenteschi

E del calcio cosa ne pensa?

Ho collaborato per la preparazione fisica di calciatori in diverse società del mandamento. È un ambiente che offre tante e positive sollecitazioni, molto competitivo e con una grande concorrenza. In questo ambito ci vorrebbe un maggior coinvolgimento degli insegnanti di educazione fisica a livello giovanile.

In genere la congiuntura socioeconomica ha comportato, rispetto al passato, un calo di coinvolgimento di giovani nelle varie compagini isontine per le disparate discipline sportive L'analisi del fenomeno da tecnico?

In crescita la canoa, il canottaggio, il pattinaggio e il baseball. Il calcio a livello territoriale intercetta ancora infanti. Generalmente, però, c'è crisi diffusa. Ma pensando a ciò che conosco meglio, la pallacanestro, e, una su tutte, a Gorizia, città blasonata per il basket, posso affermare che siamo quasi all'anno zero. L'interazione scuola-società sportiva costituisce l'alimentatore del futuro sportivo locale e a quest'alveo bisogna riferirsi.

Nel tragitto per raggiungerla pensavo a quanti ragazzi ha intercettato nelle sue innumerevoli attività e quanti, di questi, poi sono diventati famosi in ambito sportivo. È proprio così?

In effetti, nei periodi di maggior attività, "viaggiavo" sui duemila contatti a settimana, contando tutti gli ambiti di mia afferenza. Ergo, mi confrontavo con una infinità di famiglie. Loro conoscevamo me; per converso, io, a volte, vista la moltitudine di relazioni, dovevo "mettere a fuoco" la persona e il contesto ad essa associato (scuola, basket, eccetera ...).

La soddisfazione maggiore per un insegnante è avere allievi che seguano le sue stesse orme: ho contezza di due di loro che si sono iscritti a Scienze Motorie e gli auguro un proficuo studio e radioso futuro.

Quanto ai campioni, aldilà dei diversi "baskettari" diventati giocatori nelle serie maggiori, ricordo con piacere due mie studentesse: Martina Vozza, atletica paralimpica e campionessa di sci a livello internazionale (alcuni giorni fa s'è guadagnata la medaglia di argento nel SuperG ai Mondiali ospitati nella località pirenaica di Espot - Spagna) e Marta Gasparotto, olimpionica di softball.

Finale nazionale dei giochi studenteschi

A questo punto la domanda nasce spontanea: come fa a collimare spirito e carica agonistica extralavorativi (e penso alla finale persa con Mantova per salire in A2) con quello teoricamente decubertiano da esprimere durante le ore di lezione in palestra scolastica?

Beh, un mio collega professore dice, scherzando, che sono sempre agonista, qua e là. In effetti calibro la vivacità ma lo spirito rimane: è logico che è importante partecipare ma se si riesce a vincere è anche meglio. L'allievo va stimolato offrendogli la possibilità di farlo. Questa è ed è stata la mia missione.

Zuppi allenatore di basket e il suo spirito agonistico

Si dice che accanto ad un uomo di successo ci sia sempre una donna di spessore. É anche il suo caso, ci pare di capire.

Sì, confermo. Mia moglie, Susanna Zuccoli, oltre a costituire il mio baluardo affettivo facendosi carico dell'aspetto familiare che mi ha permesso le attività, è, pure, una collega (insegnante di educazione fisica) ed è stata una mia giocatrice di pallacanestro con la Fincantieri negli anni ottanta. Aggiungo che, quello da me realizzato professionalmente nel basket, è stato anche merito suo: si è sempre interessata a quello che facevo, mi ha seguito e partecipato agli eventi, venendo a vedere le partite e consigliandomi anche dal punto di vista tecnico.

Maurizio e Susanna Zuppi

Chiudiamo con Eyof o, meglio, il Festival olimpico della gioventù europea sulle discipline invernali. Il suo punto di vista su questa importante manifestazione made in FVG e, quindi, importante finestra per la nostra regione?

È un evento eccezionale a cui si possono affacciare i nostri atleti regionali cimentandosi in varie discipline. Mi ripeterò ma tutte le occasioni in cui i giovani vengono coinvolti con entusiasmo diventano motore di crescita umana, in primis, sportiva, in secundis. Farlo facendo sport, in qualunque disciplina esso si esplichi, è un privilegio; il compito di noi educatori sportivi, oltre a insegnare regole, è coltivare, soprattutto a livello giovanile, questo entusiasmo canalizzandolo oltre al risultato in maturità personale.

Foto: collezione privata Maurizio Zuppi