di MASSIMO DI CENTA

La Tarcentina ha aderito ad un progetto dell’Associazione Italiana Allenatori Portieri con lo scopo di creare all’interno della società una vera e propria “fabbrica” di numeri uno. Il sodalizio gialloblu ha accolto con molto entusiasmo la proposta e fin da subito il presidente Cum, il suo vice Vidoni e il Dg Pellarini si sono dimostrati entusiasti dell’iniziativa.
Il progetto prevede una settantina di scuole portieri sparse in tutto il territorio nazionale e la metodologia è uguale per tutte le società aderenti ed investe tutte le categorie dei settori giovanili. Si cerca, insomma, di formare i portieri del futuro, curando il gesto tecnico ma anche quegli aspetti necessari per adeguare i ragazzi all’evoluzione del ruolo. A Tarcento, responsabili sono Sergio Mestriner e Loris Di Giorgio (nella foto di copertina) che da alcune settimane stanno portando avanti il loro lavoro in sinergia con gli allenatori della varie squadre. Come spiegano Sergio e Loris, ormai l’estremo difensore è un giocatore di movimento con i guanti, perché deve essere in grado di trasformarsi da primo costruttore di gioco a ultimo difensore, con la prerogativa di saper intuire in anticipo l’evoluzione delle azioni avversarie. Il numero uno, quindi, deve essere bravo con i piedi, un aspetto che come sottolineano i due preparatori in Italia è stato trascurato, da una scuola che per tanti anni ha badato soprattutto alla tecnica di base. A supporto di questo, basti pensare a quanti portieri italiani ci sono all’estero, rispetto alla scuola spagnola o francese che hanno recepito il concetto in anticipo. La metodologia prevede, innanzi tutto, le basi (quindi saper parare con le mani) ma anche una fase successiva in cui vine curato l’aspetto puramente tattico, nell’ottica di un ruolo che ormai va interpretato in tal senso. C’è spazio, naturalmente, anche per quanto concerne l’aspetto psicologico, durante le partite, ma anche dopo, quando il portiere deve essere isolato da critiche fatte, magari, anche da chi non conosce le specificità del ruolo. Mestriner e Di Giorgio (che da parte loro si augurano di poter tornare a lavorare con Giampiero Lapesa e Michele Xotto) si dicono soddisfatti di quanto fatto nei primi giorni di lavoro: hanno parlato di una società molto sensibile alle proposte dell’ associazione, anche per la disponibilità di strutture adeguate che consentono di avere spazi indipendenti. Chiaramente i risulti non potranno essere immediati, perché i progressi vanno valutati in un periodo di due tre anni. E chissà se magari proprio da Tarcento verrà fuori l’erede di Meret e Vicario, friulani in serie A!