Quello del portiere non è mai un ruolo facile. Sei colui che i gol li deve evitare e certe volte è peggio di chi un gol lo sbaglia. Hai tante responsabilità. Ti senti spesso giudicato al primo errore. E arrivi a un punto che, nonostante la tua grande passione, vorresti lasciare tutto. Anche se il calcio ti ha dato tante soddisfazioni e sei ancora giovane. Se poi, oltre al calcio si mette altro di mezzo, la scelta diventa ancora più facile. Vorresti lasciare tutto anche se tu per questo sport ci vivi. E hai grandi sogni in testa. Perché sognare non costa nulla. Non sogni normali, ma grandi, perché una vita senza sogni, non è vita. In famiglia ne parli. Anche perché quando ti ritrovi tre maschi, tutti e tre buoni giocatori (il papà Manuele bandiera dell’Ardita del passato, tu e tuo fratello Gianluca bandiere di adesso) sai che il calcio come argomento non può mancare. E poi ripensi ai trionfi. Alle promozioni, alle Coppe alzate. A quelle che vorresti alzare. Senti il tifo dei ragazzi sul muretto dietro la porta che cantano per tutta la partita. Gli incitamenti della nonna. E poi quegli amici che ti invitano a non mollare. A giocare con loro in una nuova avventura. A quel punto allora rispolveri il grande sogno. E non importa se sai che dovrai studiare tanto, ma non lo lascerai mai incustodito. Il sogno di Manuel Ferrari, protagonista quest’oggi della nostra rubrica.
AVEVI DECISO DI LASCIARE IL CALCIO. COME MAI? E COME E’ NATA LA TRATTATIVA CON IL LAUCO?
“Ho pensato di mollare il calcio perché gli ultimi due anni sono stati molto duri per me a livello extra calcistico per vari motivi. In più avevo poca voglia di allenarmi rispetto al passato e avevo bisogno di stimoli nuovi. Sono sicuro di aver fatto la scelta giusta e spero che chi non è contento della mia scelta possa capirmi. La trattativa con il Lauco è nata quasi per sbaglio, grazie alla mia amicizia con il ds Alessandro Cimenti. Una grossa fetta del merito va anche al mister Spiluttini che non mi ha mollato un secondo e a tutti gli amici che avevo già a Lauco con cui sono sicuro di passare una bella annata”.
CIO’ CHE TI PORTERAI SEMPRE DENTRO DEGLI ANNI DELL’ARDITA.
“L’Ardita per me vuol dire moltissimo. Fin da bambino il mio sogno era giocare per la squadra del mio paese e sono contento di tutti gli anni passati qua. Quando avevo 11/12 anni mi allenavo già con la prima squadra, aspettando di compiere poi i 15 anni per poter finalmente giocare con i grandi. Mi porterò dentro tutte le amicizie, le litigate coi miei compagni e allenatori, tutti gli allenamenti e ovviamente il super tifo di Forni Avoltri. Soprattutto quello di mia nonna”.
CHE PROGETTO HAI IN TESTA? COME E’ NATO E COME SOGNI DI SVILUPPARLO?
“Allenare è sempre stato un obiettivo per me. Ovviamente sto cercando di documentarmi anche se non è facile. Spero che i numerosi allenamenti fatti con i preparatori della zona mi possano aiutare. I sogni vanno fatti in grande per quanto mi riguarda. Mi piacerebbe poter seguire portieri di alto livello facendo tutti i corsi previsti. So che non è facile. Ma è pur sempre un sogno che ho dentro”.
