Forse è stato un caso o forse il destino aveva già deciso che Francesco Ganzini, classe 2001, portiere del Tricesimo, dovesse proprio giocare tra i pali. Succede spesso che un ragazzo inizi a giocare a calcio sognando di fare l’attaccante, perché il gol è l’essenza del calcio e farne tanti significa farsi notare. E infatti anche Francesco aveva iniziato in attacco, nelle giovanili del Sedegliano, squadra del suo paese. L’anno dopo, al Codroipo, ecco intervenire il destino, come si diceva: ad un torneo a Coverciano mancava un portiere e lui si fece avanti per quello che poi sarebbe diventato il suo ruolo. Dopo il Codroipo, un passaggio al Casarsa e poi l’approdo al Martignacco, dove sotto la guida di Marco Nobile, preparatore dei portieri, ebbe anche la soddisfazione di esordire in prima squadra, in Prima categoria. Infine, il Tricesimo, in Eccellenza, campionato importante.

Con la maglia biancazzurra inizia lo scorso anno, sotto le cure di Sergio Mestriner e Loris Di Giorgio: il loro lavoro evidentemente ha dato buoni frutti, perché Francesco si ritrova con la maglia da titolare ad inizio stagione, in alternanza col compagno Mattia Forgiarini.

Una bella responsabilità, perché generalmente non ci si affida ad un fuori quota per un ruolo così delicato come quello del portiere. Al ragazzo, di certo, non manca la personalità, anche se confessa che la passata stagione ha incontrato delle difficoltà: ritrovarsi proiettato dalla Prima categoria all’Eccellenza non deve essere stato uno scherzo. Ma la costanza negli allenamenti, la voglia di migliorarsi, il lavoro dei due preparatori hanno contribuito a renderlo elemento affidabile. Non è un gigante (un metro e ottanta) ma la sua rapidità e la sua reattività tra i pali gli consentono di sopperire alla mancanza di qualche centimetro in più. Nelle uscite denota coraggio e scelta di tempo per quanto riguarda quelle alte, mentre deve solo perfezionare quelle basse.

Naturalmente, visti gli inizi da attaccante, se la cava benissimo con i piedi. Suscettibile di miglioramenti la capacità di saper gestire la difesa, ma a questo provvederà il tempo che servirà a fargli accumulare esperienza.

Figlio di una generazione nella quale i portieri devono anche saper usare i piedi, ritiene giusta la regola che ha stravolto il modo di interpretare il ruolo, in un calcio che pretende la partenza da dietro e quando una squadra si schiera a tre, ecco che saperci fare con i piedi offre una gamma più vasta di soluzioni. L’avvento di Chiarandini sulla panchina del Tricesimo, poi, ha alzato il tasso di difficoltà, in quanto l’attuale tecnico pretende che sia proprio il portiere a dare l’inerzia verticale all’azione, accrescendo i rischi. Lo scorso anno, il suo predecessore Zucco, invece, preferiva lo scarico sugli esterni, più sicuro, forse, ma meno intraprendente.

Tra i portieri in circolazione ammira Alisson, del Liverpool, ma studia anche i portieri italiani, da sempre eccellenti.

La passione per il calcio gli è stata trasmessa da papà Fausto, che non ha mai giocato a calcio ma è sempre stato un appassionato tifoso dell’Udinese. Fausto non si perde una partita del figlio e qualche volta anche mamma Milena e la sorellina Margherita vanno a vederlo.

Nella vita è in attesa di occupazione: il diploma di cuoco conseguito lo scorso anno in un istituto alberghiero per ora è un pezzo di carta, anche perché i tempi non sono dei migliori per chi decide di fare questo mestiere; mestiere, oltretutto, con orari che mal si conciliano con allenamenti e partite. E allora, in attesa di sfornare piatti da chef, si dà da fare per sfornare parate!