Federico Bevilacqua, 20 anni il prossimo agosto, è sicuramente uno dei giovani più interessanti nel panorama del girone C della serie D. Ha il fisico del ruolo (188 centimetri per 81 chilogrammi), il giovane centrale difensivo della Manzanese: forza fisica, puntuale in marcatura, ha già sviluppato una buona lettura delle situazioni difensive ed in più sa impostare da dietro, in un’ evoluzione del calcio che richiede anche ai difensori di partecipare alla fase di costruzione. Ragazzo umile e sempre disposto a migliorarsi, Federico è un giudice severo di sé stesso ed infatti afferma che deve ancora migliorare in tutti i fondamentali e soprattutto aumentare la soglia di concentrazione, specialmente in quelle partita ritenute magari semplici, sulla carta.

Vent’anni, si diceva, eppure una carriera già molto ricca alle spalle: gli inizi nel Ronchi, squadra del suo paese e poi di seguito Udinese, Virtus Corno, Pro Gorizia, Donatello, ancora Udinese ed infine l‘approdo a Manzano. Tanti i tecnici conosciuti e tutti molto utili, secondo il ragazzo, per la sua formazione di giocatore. Sono stati due, però, quelli che a suo modo di vedere hanno inciso più di tutti nel suo percorso: il primo è Massimiliano Giatti, che puntava moltissimo sull’aspetto psicologico, allenando la mente quasi prima del corpo. Il secondo è Patrick Bertino: se molti ragazzi si ricordano di lui, nelle varie interviste, vuol dire che siamo di fronte ad un allenatore di assoluta eccellenza: Secondo Federico, Bertino ha completato il lavoro sull’aspetto psicologico e da quello è partito per formare il giocatore. Parole di gratitudine anche per i due allenatori conosciuti alla Manzanese : Fabio Rossito, un grande motivatore che bada al sodo, e quello attuale, Roberto Vecchiato, che da ex difensore sa evidentemente quali corde toccare quando allena chi gioca nelle retrovie.

Federico poi ha instaurato, da subito, un bellissimo rapporto con Felipe. L’ ex giocatore dell’Udinese potrebbe essere potenzialmente un concorrente per il posto in squadra: ed invece è prodigo di consigli verso il giovane compagno di squadra, al quale spiega soprattutto come interpretare la fase difensiva, capire quale potrebbe essere l’evolversi dell’azione ance quando il pallone è dall’altra parte del campo. Un classico esempio, insomma, di come la rivalità, la concorrenza sia alla fine uno stimolo enorme per provare a migliorarsi.

Il modello? Paolo Maldini, per Federico il difensore ideale anche se negli occhi di tifoso milanista ha sempre i gol di Kakà.

Sogni nel cassetto? Quello che aveva fin da bambino: diventare un calciatore “vero” e quel sogno non è stato ancora abbandonato, perché la voglia di provarci è la stessa di quando ha iniziato a prendere a calci un pallone. Un sogno che non è minimamente ostacolato dalla sua famiglia che ha sempre assecondato la sua passione, anche quando c’erano da fare sacrifici di tempo e di chilometri per portarlo ad allenamenti e partite. Papà Franco e mamma Lara sono sempre stati disponibili, chiedendo una sola cosa in cambio: una laurea. E lui sta cercando di accontentarli: è iscritto alla Facoltà di Scienze motorie dell’Università di Udine, per cercare di costruirsi un futuro in cui l’attività agonistica possa far diventare la sua passione per lo sport un lavoro. Anche il fratello Riccardo, dopo un passato nella vela (peraltro anche ad alto livello) ha deciso di provarci con il calcio e se non è diventato capitano di … vascello intanto lo è dello Staranzano!