In questa nuova rubrica andremo a conoscere giocatori dal grande passato. Non necessariamente quelli più bravi o famosi, ma personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nella squadre in cui hanno militato. Il primo è Andrea Stampetta (classe 1979): abbiamo chiesto nell’ambiente della Gemonese quale fosse stato il calciatore più rappresentativo nella storia del sodalizio giallorosso e quello di Andrea è stato il nome più ricorrente. Con l’avvallo del presidente Pino Pretto, quindi, ripercorriamo la carriera di Stampetta, con particolare riguardo, naturalmente, al periodo trascorso al “Simonetti”.

In realtà lui non è ancora un ex (è attualmente tesserato con i Grigioneri, la squadra di Savorgnano, il suo paese).

Allora, Andrea, vediamo la tua carriera.

«Posso dire – afferma – che è stata una carriera lunga e piena di soddisfazioni ed ancora non è finita, anche se ormai sto sparando le ultime cartucce. Ho iniziato nelle giovanili dell’Udinese (Allievi e due stagioni in Primavera), poi il bel periodo a San Donà di Piave, in C/2 con promozione anche in C/1. Poi le esperienze con Alto Adige (ancora C/2), la serie D con Cordignano e Santa Lucia, fino all’arrivo a Gemona, dove ho trascorso 10 anni bellissimi. Infine Tarcentina e ora a casa, appunto, con i Grigioneri».

Come sei arrivato a Gemona?

«Beh, gli anni cominciavano ad andare su e avevo voglia di avvicinarmi a Savorgnano. Mio fratello Gabriele, che giocava con la Gemonese, mi propose di andare là ed ho accettato volentieri».

La lunga militanza lascia intuire che la scelta si era rivelata felice.

«Assolutamente sì. Ho trovato persone magnifiche: non è possibile elencare tutti gli amici che ho trovato in quell’ambiente. Dirigenti, compagni di squadra, tifosi, gente genuina, schietta alla quale sarebbe stato impossibile non affezionarsi. Idealmente indico il presidente Pretto e Max Gubiani le persone con le quali ho stretto un rapporto affettivo che andava aldilà del fatto calcistico. Ma non posso dimenticare Pino Cortiula, l’allenatore più vulcanico che abbia trovato e i compagni di squadra Gabriele Canci, Enrico Mini e Giuliano Dri».

Se dovessi descriverti a quale calciatore pensi di assomigliare?

«Anche per una questione di colori (il giallorosso evidentemente ci accomuna …) e fatte le debite proporzioni, ci mancherebbe, direi Daniele De Rossi: caparbio, bravo in interdizione e con i pedi giusti per fare il centrocampista».

L’avversario più difficile da incontrare tra le zolla del centrocampo nella tua esperienza gemonese?

«Ho trovato gente bravissima, ma se devo fare un nome, allora dico Alessandro Paolucci. Era uno con tecnica, temperamento ed intelligenza calcistica: uno difficile da prendere, insomma. Quando dovevo giocarci contro era sempre un problema, ma anche un piacere, perché è proprio quando si incontrano quelli bravi che le sfide hanno un sapore particolare».

Il tuo ricordo più bello?

«Sicuramente l’anno in cui abbiamo vinto il campionato di Promozione: era una Gemonese forte, all’inizio eravamo i favoriti per il salto di categoria. E invece il girone d’andata fu contrassegnato da una serie di risultati negativi. Non riuscivamo a dare continuità. Nel ritorno, invece, non ce ne fu per nessuno: 11 vittorie ed un pareggio, giocando un calcio utile ma a tratti anche spettacolare».

La delusione più grande?

«In tutta sincerità, devo dire che non ho patito grandi delusioni. Un anno difficile fu quello in Eccellenza dove alla fine ci salvammo ai play out».

Cosa fa oggi Andrea Stampetta?

«Beh, intanto gioco ancora e farlo con la squadra del paese dove vivo è molto stimolante. Per il resto, faccio il giardiniere e condivido la mia vita con la mia compagna Elisa e mio figlio Samuele, 8 anni, e già con la passione del calcio. Attualmente è impegnato con la scuola calcio “De Agostini Academy”».