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Una voragine che si apre sempre di più. Con qualche indicatore positivo e prospettive di crescita importanti, vessati da una situazione economica molto negativa.
Prendendo in considerazione solo gli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2023, il calcio italiano ha perso quasi cinque miliardi di euro: 4,9, per la precisione, è l’agghiacciante cifra che ha raggiunto la perdita aggregata del calcio professionistico nelle ultime cinque stagioni sportive. Il preoccupante dato è emerso dal Report Calcio 2024: l’indagine che ogni anno la Federazione Italiana Giuoco Calcio produce, in collaborazione con l’Agenzia di Ricerche e Legislazione (Arel) e la PwC, la PricewaterhouseCoopers, società multinazionale di contabilità e revisione.
Giusto riconoscere che almeno un paio delle ultime cinque stagioni è stato caratterizzato dalle dinamiche legate alla pandemia. Va in ogni caso sottolineato che il trend è iniziato ben prima dell’arrivo del Covid e che, anche negli ultimi anni, poco o nulla è stato fatto per invertirlo.
Nel 2022-23, la perdita secca del calcio professionistico è stata di 0,9 miliardi di euro. In diminuzione del 36,6% rispetto al 2021-22: significa che la curva della picchiata si è addolcita. La situazione economica generale resta, comunque gravissima.
Nella stagione sportiva 2022-2023 il valore della produzione aggregata del calcio professionistico è aumentato del 24% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo 4,3 miliardi di euro rispetto ai 3,4 del2021-22. Visti i considerevoli costi, il settore ha dunque registrato un disavanzo economico aggregato pari a 0,9 miliardi di euro annui, che sommandosi a quelli dei precedenti quattro anni determina la perdita aggregata di quasi 5 miliardi di euro nelle ultime cinque stagioni.
A più ampio raggio, la perdita aggregata registrata nei 16 anni di analisi attraverso il report Calcio è di 8,5 miliardi di euro. L’equivalente di una media manovra finanziaria. Nello stesso periodo storico, l’80 per cento dei bilanci è stato chiuso in perdita, nonostante diverse misure di sostegno.
Sempre parlando di calcio professionistico, il contributo fiscale e previdenziale ha raggiunto il valore annuo di 1,433 miliardi di euro nel 2021, il secondo miglior dato della storia, dopo l’1,476 del 2019. Si stima che, negli ultimi 16 anni, l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico sia stato pari a 18,3 miliardi di euro. Nel 2021, risultano attivi nel calcio 7.832 professionisti (atleti e altre figure tecniche), il 92,6% del totale dello sport italiano. La contribuzione previdenziale è pari a 101,8 milioni di euro, in decremento (-34,9%) a causa delle rateizzazioni dei versamenti post covid-19, ma nel 2022 si è risaliti fino a toccare il dato record di 189,6 milioni (+86,2%).
In questo ambito, le cifre sono interessanti: i contributi erogati da Coni e Sport & Salute alla FederCalcio sono stati pari a 928,6 milioni di euro. Ne deriva che, per ogni euro “investito” dal governo italiano nel calcio, il sistema paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 19,7 euro.
In un periodo nel quale l’attenzione mediatica è rivolta all’Olimpiade, dove il calcio italiano non era presente, è bene rendersi conto dei numeri che il calcio genera in Italia, rispetto a tutti gli altri sport, compresi quelli che hanno portato medaglie olimpiche.
Vieppiù, ancora più clamoroso è il dato sulle scommesse. La raccolta scommesse sul calcio in Italia nel 2023 è stata di 14,8 miliardi di euro, in aumento di oltre 7 volte rispetto al 2006. E il gettito erariale dell’anno scorso è stato di 371,4 milioni di euro: un dato record tra quelli registrati dal 2006 in avanti. Nella top50 degli eventi con la maggior raccolta nella storia delle scommesse sportive ci sono… 50 partite di calcio! Al primo posto, con 40,1 milioni di euro, si colloca la finale della Uefa Champions League 2022-2023, vinta dal Manchester City contro l’Inter.
La fotografia dei praticanti è presto fatta. Nel report della FIGC si evince che, nel 2022-2023, i tesserati ammontano ad oltre 1,4 milioni, di cui il 78% rappresentato dai calciatori (1.108.198), il 17% dai dirigenti (244.189) e il restante 5% dagli arbitri (32.859) e dai tecnici tesserati (39.813), a cui si aggiungono oltre 42.000 persone direttamente impiegate nel calcio, tra dipendenti, collaboratori e altre risorse retribuite.
Risultano inoltre presenti 11.184 società (dato in calo: nel 2009-10 erano 14.700), 62.883 squadre (+22,5% rispetto al 2020-21) e 12.672 campi da gioco omologati (e considerando quel che si vede in giro, qui bisognerebbe fare una profonda riflessione anche sulla modernità ed efficienza delle strutture). Il Sistema Calcio ha evidenziato una straordinaria capacità di riassorbire nel breve termine l’impatto della pandemia sul calo dei tesseramenti; nel 2022-2023, i calciatori tesserati sono tornati al di sopra dei livelli del pre COVID-19, crescendo del 5,6% rispetto al 2021-2022 e del 31,9% in confronto alla Stagione Sportiva maggiormente impattata dalla pandemia, ovvero la 2020-2021 (+270.000 giocatori); l’incremento rispetto all’ultima stagione pre COVID-19 (2018-2019) è pari invece al +4,3% (da 1.062.792 a 1.108.198).
L’impatto più significativo è stato registrato all’interno del settore strategico dell’attività giovanile, che nel 2022-2023 conta 862.715 tesserati under 20, dato record nella storia del ReportCalcio (dal 2009-2010), in aumento del 6,8% rispetto al 2021-2022 e del 45,2% in confronto al 2020-2021 (stagione con maggior impatto del COVID-19).
Complessivamente, il calcio continua sempre di più a rappresentare il principale movimento sportivo italiano, nonché un significativo valore aggiunto per il Sistema Paese, come ulteriormente circostanziato dall’analisi dell’impatto socio-economico prodotto da questo sport. Considerando i cicli economici diretti, indiretti e indotti, si stima che il calcio italiano, nella Stagione Sportiva 2022-2023, abbia prodotto un fatturato diretto superiore ai 10 miliardi di euro, contribuendo a generare oltre 11,3 miliardi di impatto sul PIL, a creare 3,3 miliardi di gettito fiscale e, a livello occupazionale, ad attivare quasi 130.000 Unità Lavorative Annue.
Un’enormità.
Vessata dalle perdite di cui sopra.
Le prospettive per il futuro? Una gestione manageriale più efficiente e oculata, nel medio e lungo periodo, potrebbe risanare la situazione, in ambito professionistico. Anche il calcio dilettantistico e giovanile, però, può e deve fare la sua parte. In primis perché rappresentano il principale movimento sportivo italiano. Al 30 giugno 2023, si contano un totale di 11.083 società (-5,8%, rispetto all’anno prima) e 62.379 squadre, mentre il numero di calciatori tesserati ammonta a 1.093.583, di cui circa 2 su 3 impegnati nell’attività giovanile.
Con la necessaria complicità delle società professionistiche, è il caso di migliorare soprattutto su un dato: solo tra il 2021-2022 e il 2022-2023, un totale di 1.340 calciatori formati da società di calcio giovanile e dilettantistico sono riusciti ad accedere al livello professionistico, e di questi 124 si sono trasferiti in club con prima squadra partecipante alla Serie A, 168 in Serie B e altri 1.048 in Serie C. Secondo qualcuno sono tanti: nella nostra opinione, ancora troppo pochi. Questione di punti di vista. Non va sottaciuto, in questo ambito, l’impatto che hanno avuto la Riforma dello Sport e l’abolizione del vincolo sportivo.
In forte crescita il calcio femminile, che però in Friuli Venezia Giulia è confinato a poco più di una comparsa, e gli E-Sports, che però fatichiamo a ricomprendere nell’àmbito dell’attività sportiva classica.
Molto interessante, infine, un’ulteriore questione legata soprattutto al territorio. Per la stagione 2022-2023, si stima che il calcio giovanile e dilettantistico e l’attività gestita dalla FIGC abbiano generato oltre 2,1 miliardi di euro di produzione diretta, sostenendo 28.077 ULA, mentre considerando anche gli impatti indiretti e indotti si raggiunge un contributo complessivo al PIL italiano di circa 2,8 miliardi, con quasi 50.000 unità lavorative annue attivate.
Tra le diverse voci analizzate, l’incidenza maggiore riguarda la dimensione economica aggregata delle oltre 11.000 società di calcio dilettantistico e giovanile, insieme ai costi sostenuti dagli atleti non professionisti per l’affitto di campi da gioco e ad altre spese funzionali alla pratica dell’attività sportiva (abbigliamento, attrezzature, viaggi, cibo e bevande), nonché al profilo economico della FIGC, che ha generato, dai dati di bilancio 2022, un volume d’affari diretto di oltre 191 milioni di euro.
In questa cifra, c'è chi ha risorse importanti per portare avanti la propria società. E c'è chi è in clamorosa difficoltà, senza risorse e con spese vive ingenti.
