di Marco Bisiach

Un anno decisamente non banale, si annuncia questo 2022 di cui stiamo vendendo ancora soltanto l’alba, per il calcio goriziano. Sul campo, evidentemente e probabilmente, ma non soltanto.
Anche fuori ed attorno. Sul campo perché, lo possiamo dire fin d’ora e a bocce momentaneamente ferme, ci sono almeno un paio di formazioni del capoluogo isontino in lotta per il bersaglio grosso nei rispettivi campionati (la Pro Gorizia nel girone B di Eccellenza, la Juventina nel girone B di Promozione), e perché come minimo c’è anche l’Azzurra determinata a dire la sua in Prima categoria. Cose che non capitano esattamente tutti gli anni. Ma anche fuori, si è detto, visto che gli incroci del calendario, della storia e della cronaca portano nei dodici mesi appena cominciati una serie di ricorrenze, appuntamenti e svolte significative. Che non riguardano il calcio giocato ma piuttosto i palcoscenici, i teatri nei quali si gioca. Ovvero gli impianti, gli stadi di Gorizia.
La prima di queste ricorrenze è appena passata, ed è stata quella delle “nozze d’oro” della città con il suo stadio simbolo. Lo stadio “Bearzot”, per tutti anche e ancora semplicemente il Campagnuzza, dal nome del borgo nel quale sorge, che il 2 gennaio scorso ha spento 50 candeline. Era il 1972 quando il grande impianto che ospita le partite interne della Pro Gorizia fu inaugurato, nell’occasione con un poco esaltante pareggio per 0-0 nella gara tra i biancoblù locali e il Trivignano, valida allora per il campionato di Promozione. Ci sarebbero state sfide ben più divertenti e più entusiasmanti, per lo stadio che da poco meno di sei anni, dopo la più recente ristrutturazione, è stato dedicato alla memoria dell’indimenticabile Ct della nazionale “Mundial”, e gloria della Pro Gorizia, Enzo Bearzot.
Di anni ne ha di fatto il doppio il “papà” dello stadio della Campagnuzza, o per essere più prosaici l’impianto dal quale il “Bearzot” ha preso il testimone quale riferimento principale per il calcio in città. Parliamo dello stadio “Baiamonti” di borgo San Rocco, il primo stadio comunale e la cornice della prima metà della storia della Pro Gorizia, anche negli anni ruggenti in Serie B. Di sicuro c’è che qui la Pro, fondata nel 1923, giocò fin dalle sue prime uscite, anche se pare che il campo esistesse già, dall’anno precedente. Cosa che porterebbe in questo 2022 pure il centenario, oltre alla grande novità dell’intitolazione del “Baiamonti” alla memoria del cavalier Rosario Vizzari, storico presidente dell’Audax e autentica anima dell’oratorio “Pastor Angelicus” dove fu per decenni maestro di vita per i tantissimi giovani cresciuti correndo dietro a un pallone nel cuore del centro storico goriziano. Ora lo stadio di via Baiamonti porterà il suo nome, per un’intitolazione già decisa dal Comune che arriverà a cent’anni esatti dalla nascita nel 1922 di Vizzari, ricordato già anche da uno dei tornei estivi più celebri, partecipati e seguiti del panorama provinciale e regionale.
Proprio il vecchio “Baiamonti” e futuro “Vizzari” è peraltro interessato da tempo da lavori di adeguamento, restauro e ristrutturazione della pregevole tribuna e degli spogliatoi, nell’ambito di un percorso di rinnovamento che interesserà anche altri impianti importanti a Gorizia. Destinati a risplendere, letteralmente parlando, di luce nuova. Si procederà infatti alla sostituzione e all’ammodernamento dei fari d’illuminazione dei terreni di gioco – come nel caso del campo sportivo di via del Carso, casa della Juventina di Sant’Andrea, ma non soltanto quello-, o della realizzazione ex novo dell’impianto dove questo finora è mancato, come allo stadio “Bonansea” di Straccis, la tana dell’Azzurra. Anche in questi casi il 2022 potrebbe essere decisivo. Un anno al termine del quale, magari festeggiando pure una pandemia lasciata finalmente alle spalle, il calcio goriziano vorrebbe brindare sul campo e sulle tribune. Tra passato, presente e futuro.