di MASSIMO DI CENTA

In un calcio che a tutti i livelli è sempre più legato ai risultati da ottenere ad ogni costo, ci sono delle storie, delle belle storie, che non hanno lo spazio che meriterebbero. È il caso, per esempio, del Nimis Squadra B, formazione partecipante al campionato di Seconda categoria ed inserita nel girone B. Guardando le classifiche sui giornali la ritroverete all’ultimo posto, con zero partite giocate, perché ogni sua gara, per regolamento, non fa classifica. Eppure, dietro questo zero, ci sono persone che con passione e senso di sacrificio aspettano la domenica per giocare una partita che, comunque vada, non avrà effetti. L’idea è venuta al presidente del Nimis, Renzo Rusalen, che avendo a disposizione tanti giocatori, non se l’è sentita di mandare altrove i ragazzi che, arrivando dal vivaio, non avrebbero trovato posto in prima squadra: c’era il grosso rischio di perderli per sempre. E visto che molti di questi ragazzi erano del paese o di zone vicine, ha pensato di creare questa seconda squadra. Ha coinvolto nel progetto Marco Gollino, allenatore con alle spalle un bel passato nel calcio giovanile, dove è stato per sette stagioni a Venzone, poi con la Nuova Osoppo e infine a Nimis, dove il percorso è partito con la juniores tre anni fa. E Marco ha accettato volentieri, ben sapendo di andare incontro ad un’esperienza assolutamente inconsueta.

«Appena siamo partiti c’era tanto entusiasmo – racconta – ma il difficile è arrivato dopo, quando il fatto di partecipare a un campionato senza riscontri in classifica ha iniziato a far perdere gli stimoli. E questo è stato alla base di tante prestazioni altalenanti. Tante sconfitte, è vero, alcune anche umilianti, ma posso dire, senza presunzione, che comunque abbiamo sempre disputato prestazioni all’altezza, se non oltre le nostre effettive potenzialità».

Deve essere dura preparare allenamenti, provare schemi senza poi avere la soddisfazione di vedere premiato il proprio lavoro con i punti in classifica.

«Sono soddisfatto di quello che facciamo coi ragazzi. Sono tutti ragazzi giovani, l’età media è di 19 anni e ho giocato spesso con in porta un sedicenne. Il più vecchio è del 2000, tanto per intenderci. Eppure mi piace insegnare loro a provare a giocare un calcio organizzato: chiedo di fare un calcio propositivo, con partenza da dietro e senza ricorrere ai lanci lunghi».

Quali sono le partite che ricordi con maggior piacere?

«Beh, senz’altro la vittoria col Cussignacco. Non so quanto impegno ci abbiano messo i nostri avversari, ma ricordo i nostri rari contropiedi e il nostro portiere che al 90’ para un calcio di rigore. E, paradossalmente, la partita col Moruzzo: abbiamo perso 12 a 0, ma io mi sono veramente divertito a vedere in campo due squadre che cercavano di giocare la palla. Sono rimasto impressionato dal Moruzzo, una formazione che interpreta il calcio come lo vedo io».

Ma questa del Nimis B è un’esperienza che avrà un futuro?

«Al momento non so, stiamo facendo le nostre valutazioni. Se mi accorgerò che i ragazzi avranno lo stesso entusiasmo, la stessa voglia che ho io, di certo non mi tiro indietro».

Crediamo che, aldilà di vittorie e sconfitte, ci siano tante belle cose da raccontare. Il gruppo, per esempio.

«L’aggregazione tra i giovani è sempre un qualcosa di positivo. E poi, come si farebbe la domenica senza sentire la cassa del Pic? È sempre emozionante sentire a pieno volume “Nimis on fire”. Anzi, a questo proposito posso dire che di questa cosa che ora va di tanto di moda, noi abbiamo il copyright,visto che sono tre anni che la cantiamo, specie dopo le vittorie”.

(Nella foto di copertina, il Nimis B. L'allenatore Marco Gollino è il primo in piedi a sinistra)