di MASSIMO DI CENTA
È una storia fatte di storie quella del KeepFit Udine, squadra partecipante alla Seconda categoria: storie di calcio, di umanità, di integrazione ma con lo spazio anche per qualche sogno. Nata 5 anni fa, la squadra è composta da giocatore che provengono dal Ghana, dal Togo, dalla Nigeria e dal Gabon. Quest’anno non c’è nemmeno un italiano in rosa, a conferma di un’identità africana che non vuole assolutamente essere una scelta di razza ma di appartenenza. A raccontarci questa realtà è Bernard Kofi Tweneboah, segretario, ma forse qualcosa di più, in questa società. Lo abbiamo avvicinato al termine del derby udinese di domenica scorsa vinto col San Gottardo. Accanto a lui il presidente, Isaac Oduro, che non ha la stessa proprietà della lingua italiana di Bernard, ma identica passione in tema di calcio.
«Siamo partiti quasi per caso – racconta Bernard – prima che il fatto di allenarci abusivamente potessi crearci problemi. I ragazzi andavano nel campo C del “Centazzo” e dopo aver tagliato la rete di recinzione entravano sul terreno di gioco per partite interminabili. A quel punto pensai che era meglio se ci organizzavamo in un società riconosciuta e con l’aiuto del presidente dei Rangers, Mauro Marradino, preparammo atto costitutivo e statuto per affiliarci alla Federazione».
Era il 2015 e da quel momento ha inizio la bella storia del Keepfit. Ragazzi che studiano o che lavorano per poi ritrovarsi al “Centazzo” e sfogare la passione per il calcio. E ogni anno c’è sempre qualche ragazzo nuovo, reclutato anche a Napoli, nel centro di accoglienza dove i dirigenti della società si recano ogni anno per disputare un’amichevole e vedere se c’è qualche talento da portare al nord, con la prospettiva inoltre di offrire un lavoro. Ma la grande comunità africana non ragiona solo in ottica calcio: se c’è qualcuno da aiutare non si tira indietro, indipendentemente dalla capacità calcistiche. L’integrazione pare funzionare, perché, come ha ricordato Bernard, non ci sono mai stati episodi di razzismo nei loro confronti ed anzi sono i primi a riderci su quando una battuta sul colore della pelle resta tale e rientra in quel clima di goliardia che caratterizza lo sport dilettantistico.
Dal punto di vista tecnico la squadra è davvero ben organizzata: a guidarla è Innocent Azian Tano, qualche anno fa nell’Udinese Primavera, prima di passare nella Seconda Divisione spagnola al Granada. Poi il ritorno in Italia: la serie D col Giulianova e successivamente l’Eccellenza friulana.
Ma quali sono gli obiettivi che può prefiggersi una società come il Keepfit? In realtà, loro hanno due obiettivi e un sogno, che magari resterà tale, ma intanto è coltivato. Dei due obiettivi, uno è sociale e riguarda il favorire sempre di più l’integrazione. L’altro è sportivo: la creazione di un settore giovanile che possa garantire continuità ed una crescita lenta e costante che dalla Seconda categoria passi a livelli superiori. Il sogno? Vedere un giorno un ragazzo che partendo dal KeepFit arrivi in Nazionale, non importa se ghanese, nigeriana o di qualsiasi altro stato. Dal “Centazzo” a Wembley, insomma. Passando per un sogno ...
Nella foto di copertina, a sinistra il presidente Isaac Oduro, a destra il segretario Bernard Kofi Tweneboah