di Marco Bisiach

Il mondo del calcio goriziano, e in fondo anche la città di Gorizia, hanno appena vissuto un momento storico. E l’aggettivo non è abusato, perché se si parla di calcio in riva all’Isonzo, lo stadio “Baiamonti” è storia a tutto tondo. Ecco, quello stadio adesso ha cambiato nome, intitolato ufficialmente alla memoria di Rosario Vizzari nell’ambito delle celebrazioni per la festa patronale di Gorizia. “Stadio comunale cavalier Rosario Vizzari”, si legge sulla tabella che brilla lucida ora sull’antico portale d’ingresso che si affaccia appunto sulla via Baiamonti che per una vita ha identificato pure l’impianto. A scoprirla lo scorso weekend, la famiglia Vizzari (con i figli Renato, Roberto e Grazia), alla presenza del sindaco Rodolfo Ziberna, di una lista quasi interminabile di autorità e di un’ospite speciale come Bruno Pizzul, che non ha mancato di raccontare alcuni interessanti aneddoti sul rettangolo verde del “Vizzari”, come quello che vide lui ed un certo Tarcisio Burgnich affrontare su quell’erba un provino per i rossoazzurri del Catania. I siciliani scelsero Pizzul anziché la futura “Roccia” della Grande Inter e della nazionale. Ma questa è un’altra storia.

Quella del fu “Baiamonti” era iniziata come “Campo sportivo del Littorio”, fiore all’occhiello della Gorizia di epoca fascista realizzato dall’ingegner Giuseppe Gyra, che avrebbe regalato alla città il punto di riferimento per tutte le principali attività sportive. Calcio, certo, e qui la Pro Gorizia avrebbe giocato nella prima parte della sua avventura, anche in Serie B, ma non soltanto. Perchè attorno al campo c’era una pista per le corse podistiche (resta un rettilineo proprio alle spalle delle panchine) e quelle ciclistiche, oltre che per l’atletica leggera. Il tutto all’ombra di una imponente, oggi dèmodè ma sicuramente elegante tribuna, e oltre un portale d’ingresso con decorazioni decò che resistono ancora, debitamente restaurate, e rappresentano il vero fascino di questo impianto inserito nel pieno del centro goriziano, a Borgo San Rocco. Il castello, sul suo colle, dall’alto osserva, e sembra seguire da posizione privilegiata le partite che da un secolo ormai da questa parti si ripetono, domenica dopo domenica. Ma il vecchio “Baiamonti” fu teatro nel tempo anche di eventi sportivi d’eccezione, e su tutti non si può non ricordare quello del maggio del 1946, quando al passo d’addio la leggenda del pugilato Primo Carnera affrontò sul ring posto al centro del campo di gioco il grande pugile goriziano Luigi Musina. Che vinse, per il tripudio dei 20 mila che affollarono tribune e prati circostanti.

Altri tempi, davvero. Quelli di oggi raccontano dell’Audax Sanrocchese, la squadra di casa, impegnata nel campionato di Prima categoria e nel coltivare un floridissimo vivaio di giovani e giovanissimi talenti. Proprio quella che era l’autentica missione del cavalier Rosario Vizzari, che dell’Audax (allora non ancora unitasi ai cugini della Sanrocchese) fu tecnico, dirigente e presidente. Ma, di più, Rosario Vizzari è stato soprattutto educatore instancabile negli spazi dell’oratorio “Pastor Angelicus”, autentica istituzione a Gorizia presso la parrocchia del Duomo. Qui ha cresciuto generazioni di bambini e ragazzi, poi diventati uomini ricchi dei valori di lealtà, impegno e serietà che erano di Vizzari, e restano anche dell’Audax Sanrocchese, oggi. Ecco il senso del nuovo nome dello stadio (che magari molti goriziani continueranno affettuosamente a chiamare anche “Baiamonti”, un po’ come il “Bearzot” resta pur sempre anche il vecchio “Campagnuzza”), ed ecco perché il calcio goriziano ha visto scrivere un’altra pagina della sua lunga storia.