di MASSIMO DI CENTA

Il Glemone è una delle società più giovani nel panorama del calcio dilettantistico regionale. Nata nel 2015 su iniziativa di cinque dirigenti, amici fin da piccoli, il sodalizio si sta ritagliando un piccolo spazio all’interno di un territorio già “spartito”,

in qualche modo, da altre realtà: la Gemonese, in primis, ma poi anche tutte le altre che operano nel raggio di pochi chilometri, alle quali vanno aggiunte le squadre del Carnico ( e fra queste, tre sono proprio di Gemona: Campagnola, Stella Azzurra e Castello).

Ma lasciamo che sia il presidente Luca Pretto (nella foto di copertina) a farci conoscere più da vicino questa realtà.

Presidente, perché il Glemone?

«Semplicemente perché – risponde – volevamo avere una squadra che rappresentasse Gemona e si ponesse in una posizione intermedia tra la Gemonese in Eccellenza e le altre gemonesi nel Carnico. Siamo in stretto rapporto con la società presieduta da mio padre e l’idea è stata quella di prendere tutti quei giovani che non trovavano spazio nella formazione che disputa l’Eccellenza, ma che volevamo mantenere nella nostra cittadina, aspettandone magari una maturazione completa. I rapporti sono ottimi anche con le società del Carnico, con le quali spesso ci scambiamo giocatori».

Non avendo settore giovanile, è più semplice gestire una società?

«Beh, chiaramente il settore giovanile richiede un notevole dispendio sia dal punto di vista delle risorse umane che economiche».

A proposito, come vanno le cose dal punto di vista finanziario?

«Cerchiamo di fare del nostro meglio, ma è chiaro che in un comune con molte altre società sportive, sponsor per tutti non ce ne sono. C’è qualcuno che ci dà una mano, per fortuna, ma insomma i problemi ci sono. Abbiamo solo l’introito dell’ingresso al campo. Non possiamo neanche tenere conto del chiosco, perché questo è gestito dalla Gemonese, che in cambio ci concede l’uso gratuito del “Simonetti”».
Presidente, questo campionato è davvero anomalo, è vero?

«Ho avuto modo di parlare con i dirigenti di altre società e tutti concordiamo sul fatto che non è possibile organizzare un campionato che prevede solo una promozione. Credo che almeno i play off si sarebbero potuti organizzare, per coinvolgere almeno fino alla fine 5 squadre. Chi, come noi, non può più avere ambizione di promozione è costretto a vivacchiare, con gli allenatori che devono fare i salti mortali per motivare il gruppo, come dice il nostro allenatore Massimo Pittoni».

A proposito di Pittoni, come è maturata la scelta di volerlo sulla panchina della vostra squadra?

«Su precise indicazioni della Gemonese, ci è sembrato il profilo giusto: conoscenza del calcio della zona, un curriculum di tutto rispetto e poi la sua straordinaria capacità di fare gruppo sono stati parametri importanti».

Anche perché c’era stato un equivoco ad inizio stagione, ci pare …

«Non so se possa essere definito un equivoco, so solo che nella riunione avuta in estate con i vertici federali, i play off sembravano certi ed invece non è andata così. Noi avevamo programmato una squadra in grado di puntare alle prime cinque posizioni per poi giocarci il tutto per tutto nell’appendice alla stagione. Le cose sono andate diversamente ed io ritengo la cosa un fatto abbastanza grave».

Ambizioni quindi rimandate?

«Fino a che non si troverà una formula in grado di garantire competitività per tutto l’arco della stagione, trovo assurdo parlare di ambizioni e programmi».

Presidente, un derby con la Gemonese di papà Pino è un obiettivo o un sogno?

«Un sogno bellissimo, ma speriamo che non si realizzi nell’immediato, perché significherebbe che noi magari saliremo di categoria e la Gemonese invece retrocederebbe. Diciamo allora che è un sogno da realizzare, dandoci appuntamento al campionato di Eccellenza».